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La storia della
grafologia

Alcune intuizioni e osservazioni di natura grafologica risalgono alle opere di autori antichi di tutto il mondo − cinesi, indiani, greci e romani − tra cui figurano anche Aristotele e Svetonio.

La nascita della grafologia, come sistema di principi e leggi, avviene però solo nel 1870 per merito dell’abate Jean Hippolite Michon, al quale si deve il nome stesso della disciplina.

Qualche anno più tardi il suo discepolo Jules Crepieux-Jamin ne sviluppa la struttura teorica e metodologica che rappresenta la base del metodo europeo di analisi grafologica. Metodo che nel corso del tempo ha raccolto i contributi di altri grandi studiosi, di scuole e nazionalità diverse, attingendo largamente alla psicologia, soprattutto freudiana , junghiana e adleriana. Tra i tanti si avvale dell’apporto dato dalla scuola tedesca di Ludwig Klages, da quella italiana di Girolamo Moretti e da quella svizzera di Max Pulver.

Il metodo europeo si caratterizza per la sua impostazione globale, nella quale non esiste una corrispondenza univoca tra segno e tratto di personalità, ma dove ogni segno acquista significato solo se rapportato al proprio contesto grafico e agli altri segni presenti.

Forma, dimensione, inclinazione, direzione, impostazione spaziale, velocità e pressione del tratto sono i generi significativi che vengono considerati congiuntamente in questo tipo di analisi, che permette di cogliere l’essenza individuale di chi scrive, delineando un ritratto personale che tiene conto della sfera intellettiva, relazionale, affettiva, professionale e del quotidiano.

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